L’intervento su una villa dentro un comprensorio golfistico in Lombardia ha affrontato due problemi.
Il primo: come può un giardino vivere senza paesaggio. La soluzione è stata: ricrearlo. Il secondo: i salti di quota. Tanti, continui. E qui sono state usate le maniere forti del movimento terra. L’obiettivo: far arrivare la luce e le prospettive. Due i settori principali di intervento. All’ingresso, una scarpata di tre metri divideva la strada dalla casa, come una montagna incombente. Proteggeva ma soffocava. Dalla parte opposta solo una striscia di terra teneva la piscina sul piano del living, poi un salto di undici metri conduceva al fondo del giardino. Tutt’intorno alberi a proteggere la privacy ma anche a chiudere ogni visuale. La soluzione per ridefinire la scarpata d’ingresso è stata quella di aumentarne la pendenza per ricavare maggior respiro e lo spazio per un giardino “japan style”. Sulla facciata della casa, due verdi pareti di rampicanti dialogano con una barriera digradante di bambù. Sull’altro lato, ampliato lo spazio attorno alla piscina, la grande scarpata è stata divisa in due da un sentiero che si collega al piano a valle. Come un cannocchiale. Il piano è stato lasciato a prato per poter essere usato come campo da gioco per i figli e i salti di notevole pendenza ricoperti di mirto e rosmarino. Al centro non ci sono più alberi a chiudere lo sguardo verso il paesaggio (pur artificiale) dei campi da golf. Ora la villa disegnata dagli architetti Cerri e Colombo emerge nel suo rigore e ritrova, subito, già all’ingresso, le simmetrie col verde intorno, dialogando su ogni lato col paesaggio costruito. E il giardino, adesso, può respirare. E anche chi lo abita.